La Città dell'Energia, 20 Luglio 2022
I ghiacciai dell’Artico: preveniamo la loro scomparsa

Si prevede che entro il 2050 la Calotta Artica si possa completamente sciogliere nei mesi più caldi, a causa del riscaldamento globale e della crisi climatica che, ormai, stiamo vivendo da anni.
IL GHIACCIO MARINO DEL MAR ARTICO
Si estende per circa 4,72 milioni di chilometri quadrati o almeno questo è stato il dato registrato il 16 settembre 2021. Un numero relativamente alto, eppure, al minimo storico considerando i risultati precedenti. Un indice che ci porta a riflettere sul declino dei ghiacci marini e della crisi climatica che stiamo affrontando da anni e che, senza ombra di dubbio, continua a progredire.
L’IMPORTANZA DEL GHIACCIO DELL’ARTICO
Per quale motivo vale la pena di controllare la situazione dei ghiacciai del Mar Artico? Innanzitutto, per verificare lo stato di salute del nostro Pianeta ed evitare eventi indesiderati. I ghiacciai, infatti, sono in grado di regolare il clima globale e di mantenere fresche le regioni polari. Nei periodi più caldi, come i mesi estivi, la loro superficie è esposta al sole, assorbendo tutto il calore e determinando di fatto il riscaldamento degli oceani, con un esponenziale aumento delle temperature e un grande impatto, dal punto di vista climatico, su tutto il continente artico.
A differenza degli iceberg e dei ghiacciai continentali, quelli dell’Artico sono formati da acqua marina congelata e pertanto si formano, crescono e si sciolgono direttamente nell’oceano. Uno studio ha osservato che, a partire dagli anni 80’, la presenza di ghiacci nell’Artico è drasticamente diminuita a causa delle stagioni più calde, provocando pertanto scioglimenti più lunghi. La causa principale alla quale addurre tutto questo è sicuramente l’aumento delle temperature dovuto alla presenza nell’atmosfera di CO2 originata dalle emissioni generate dalle attività umane. Purtroppo, negli ultimi 40 anni la scomparsa del ghiaccio marino del Mar Artico è stata notevole, e continua a essere in una fase di progressione accelerata.
QUALI SONO LE CONSEGUENZE A CUI ANDIAMO INCONTRO?
Gli eventi sono molteplici, i ghiacciai hanno una superficie in grado di riflettere circa l’80% della luce solare: se si sciogliessero, avrebbero un enorme impatto sulla sostenibilità del Pianeta perché ci sarebbe più superficie oceanica scoperta e di conseguenza più calore assorbito dalla Terra sotto forma di radiazioni solari. Di conseguenza, sia la temperatura atmosferica che quella oceanica continuerebbe a innalzarsi, contribuendo al riscaldamento globale e a ulteriori scioglimenti dei ghiacciai.
Un’altra grave conseguenza è lo scongelamento del permafrost, un enorme riserva di carbonio presente sui fondali marini artici poco profondi. La sua destabilizzazione rilascerebbe in atmosfera ingenti quantità di metano (gas serra) che non farebbero altro che peggiorare la situazione descritta poco prima.
Ma non è finita qui, nella sciagurata ipotesi che i ghiacciai continuino a sciogliersi, potrebbe verificarsi un rallentamento della Circolazione Meridionale Capovolta, ovvero un sistema di correnti oceaniche che mette in comunicazione le acque dell’intero globo e che ha impatti rilevanti sul clima del nostro Pianeta. Tale circolazione delle acque e delle correnti avviene grazie alle acque calde e poco dense e a quelle fredde e molto dense sul fondo degli oceani. Lo scioglimento dei ghiacciai minerebbe questo equilibrio, indebolendo la circolazione e riversando nei mari grandi quantità di acqua dolce e meno densa che non riuscirebbero a defluire sui fondali marini.
IL PROGRESSIVO SCIOGLIMENTO DEI GHIACCIAI
Diversi studi hanno osservato che dalla fine degli anni 80’ fino a oggi, l’estensione dei ghiacci marini del Mar Artico si è ridotta del 14% circa nel mese di marzo e del 50% circa nel mese di settembre, con una relativa perdita di 83.000 Km quadrati. Il dato più basso registrato è stato nel 2012, quando il ghiacciaio è praticamente scomparso. Inoltre, diversi scienziati hanno analizzato il ciclo vitale dei ghiacciai, constatando che il ghiaccio non sta solo scomparendo, ma anche ringiovanendo.
Infatti, un metodo per studiare l’età dei ghiacci è quello di misurarne lo spessore che rivela importanti informazioni sulla resistenza e di conseguenza sullo stato di rottura e di scioglimento. Nella pratica, se un pezzo di ghiaccio è sottile vuol dire che è giovane e fragile; più è spesso più invece è robusto e antico.
Le stime dell’Amministrazione Nazionale Oceanica e Atmosferica degli Stati Uniti, negli anni 80’, hanno registrato che lo strato ghiacciato che copriva il Mar Artico nei mesi invernali era per circa il 33% composto da ghiaccio con età maggiore ai 4 anni e capace, quindi, di resistere agli sbalzi termici anche nel periodo estivo. Oggi, però, la percentuale è scesa dell’1%, mentre la presenza di ghiaccio stagionale, cioè quello che si forma anno dopo anno, è cresciuta fino al 70%.
Cosa vuol dire? Che il ghiaccio marino dell’Artico sta diventando sempre più instabile e sensibile all’innalzamento delle temperature oceaniche e atmosferiche e la sua sopravvivenza cala di giorno in giorno.
Un trend preoccupante anche per la biodiversità locale che, anno dopo anno, deve affrontare nuove sfide per la sopravvivenza, talvolta, non riuscendoci.
Vogliamo invertire insieme questa tendenza preoccupante? Scegliamo un’energia sostenibile e cambiamo i nostri comportamenti, riducendo il nostro impatto sul pianeta!